Economia circolare al centro: presto, un'azienda agricola con impianto di biogas, potrà utilizzare il residuo derivante dal processo di digestione anaerobica, il digestato, per alimentare una serra con coltivazioni fuorisuolo.

Durante l'ultima edizione di NovelFarm a Pordenone, infatti, la Libera Università di Bolzano e la startup veneta Hbi hanno presentato un prototipo di impianto di trattamento del digestato che permetterebbe di fornire alla serra annessa all'impianto di biogas, un substrato di crescita solido (Hidrochar) e uno liquido, una soluzione fertirrigante. Il progetto si chiama Hb Ponics.

Il digestato, risultato del processo di digestione anaerobica di reflui zootecnici e scarti agricoli, viene trattato con un processo di carbonizzazione idrotermica. Il processo di carbonizzazione, detto Htc, simula in pratica le condizioni che in natura, in milioni di anni, hanno portato il materiale di partenza a trasformarsi in materia ad alto contenuto fertilizzante, torba per esempio.
 

Il progetto Hb Ponics, sviluppato da Hbi in collaborazione con la Libera Università di Bolzano, ha utilizzato il digestato proveniente da un grosso impianto di biogas di Vipiteno e lo ha trattato in un reattore prototipo. Al termine del trattamento che si esaurisce in una manciata di ore, a partire dalla temperatura di 180 gradi e fino a 250 gradi, si ottiene da un lato Hidrochar da utilizzare direttamente come substrato nutritivo per orticole o piantine aromatiche e dall'altro un liquido con alte proprietà nutritive, una soluzione fertirrigante. A fine ciclo la materia può essere reimmessa all'interno del sistema, in una logica di economia circolare.

Il modello messo a punto grazie al progetto Hb Ponics è modulare e scalabile. "Per raddoppiare la portata dell'impianto - ha detto ad AgroNotizie Christian Vinante di Hbi - non occorre raddoppiare l'intero impianto". Fra i punti di debolezza della tecnologia, come scritto nel sito della startup trevigiana, c'è quello che la sostenibilità economica del progetto, ad oggi, è immaginabile per soli impianti di medie o grandi dimensioni. In ogni caso il vantaggio ambientale di un impianto di questo tipo sembra evidente e, una volta recuperato l'investimento, l'azienda agricola si troverebbe a sfruttare a pieno anche ciò che altrimenti sarebbe da considerare scarto.

Christian Vinante di Hbi Group e Silvia Celletti, ricercatrice Libera Università di Bolzano assieme a NovelFar
Christian Vinante di Hbi Group e Silvia Celletti, ricercatrice Libera Università di Bolzano assieme a NovelFarm