Si possono trovare nei suoli, nelle acque, nell'aria e anche nei cibi.
Sono gli agrofarmaci, altrimenti noti come "pesticidi". Sebbene sia indiscutibile la loro utilità nella preservazione dei raccolti dai parassiti, negli ultimi 30 anni è cresciuta una sensibilità di tipo ambientale e tossicologico che ha aperto la via a molteplici indagini che con l'agronomia hanno ben poco a che vedere.

Periodicamente i ricercatori che si occupano di tali aspetti si incontrano per confrontarsi e condividere le proprie esperienze e i propri risultati. Una di queste occasioni ha visto Bologna come teatro per una tre giorni dedicata proprio ai sopra citati "pesticidi", ma non solo. Nel capoluogo emiliano, dal 12 al 14 settembre 2018, si sono infatti tenuti in contemporanea altrettanti eventi, ovvero la 10° Conferenza europea sugli agrofarmaci e sui microinquinanti nell'ambiente, il 16° Simposio sulla chimica e il destino degli agrofarmaci moderni e il 10° Mgpr Simposio internazionale degli agrofarmaci.

Comitato organizzatore della tre giorni bolognese sono stati Ilaria Braschi, Sonia Blasioli e Marina Collina, dell'Università di Bologna, Sabino Aurelio Bufo, dell'Università della Basilicata, Alberto Angioni, dell'Università di Cagliari, Andrea Baglieri dell'Università di Catania e Luigi Lucini dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
 
Simposio a Bologna
(fonte: Symposium srl)

Numerose ricerche sono state condivise con la platea, non solo sugli agrofarmaci, in effetti, visto che grande attenzione è stata riservata anche a contaminanti ambientali di crescente importanza come il cromo esavalente, oppure i farmaci a uso umano e veterinario che giungono nelle acque. Contaminanti insospettabili, per esempio, possono essere anche le molecole contenute nelle creme solari, le quali vengono rilasciate nelle acque dalla pelle dei bagnanti. Ampie ricerche sono state inoltre incentrate sulla diffusione di contaminanti plastici nei cibi attraverso i differenti tipi di packaging.

Forte la presenza di ricerche incentrate sulle metodiche analitiche di laboratorio finalizzate alla quantificazione delle molecole xenobiotiche, come per esempio carbammati e organofosforati negli alimenti, ma anche glifosate, una molecola la cui analisi risulta estremamente complessa e difficile, potendo essere svolta in modo affidabile solo da laboratori altamente specializzati in tal senso.

Ma le analisi chimiche di laboratorio possono servire anche a valutare le cinetiche di degradazione in campo degli agrofarmaci, al fine di soppesarne la reale persistenza nelle differenti matrici del suolo. Oppure nell'aria che si respira, monitorando ampie aree di territorio al fine di stimare l'esposizione media umana nelle condizioni studiate.

Anche senza operare in laboratorio è però possibile effettuare alcune valutazioni sulla diffusione degli agrofarmaci nell'ambiente grazie all'uso di specifici modelli che descrivano il comportamento e il destino ambientale di tali molecole una volta applicate.

Sicuramente, l'evento di Bologna ha permesso di trarre alcune conclusioni.
La prima è che gli agrofarmaci sono costantemente studiati per essere meglio compresi nei loro comportamenti meno visibili, cioè quelli nell'ambiente. Un aspetto che collide con il luogo comune che vuole tali sforzi praticamente inesistenti.

In secondo luogo, alzando il punto di osservazione, il simposio ha permesso di valutare una molteplicità di contaminazioni ambientali e alimentari che con gli agrofarmaci hanno nulla a che spartire, derivando fondamentalmente da fonti urbane, industriali, farmaceutiche e perfino dai prodotti per la cura della persona. A dimostrazione che quando il dito indica i "pesticidi", è bene non fare monopolizzare la propria attenzione né dai "pesticidi", né tanto meno dal dito.

Infine, considerando l'estrema molteplicità di agenti contaminanti di ogni genere e origine, sorgono forti interrogativi anche sui riflettori perennemente puntati sulle sole mixture di agrofarmaci nell'ambiente, dato che questi non sono altro che una parte del variegato complesso di sostanze presenti.
E spesso non sono neanche i peggiori.