La lotta della Campania che in solitaria combatte il coleottero Aromia bungii dal 2012 continua. E l'abbattimento delle piante infestate da questo Cerambicide è ancora oggi l’unica arma nelle mani degli agricoltori per tentare il contenimento del fitofago: del resto hanno l’obbligo di segnalare le piante sospette di infestazione al Servizio fitosanitario della Regione Campania. Anche se iniziano a profilarsi forme alternative di lotta: dalla cattura massale all’utilizzo di bioinsetticidi.

Sono questi i dati salienti emersi nei due incontri divulgativi tenutisiil 15 novembre 2017 a Giugliano in Campania ed il 21 novembre scorso a Somma Vesuviana sull’Aromia bungii: il Cerambicide dal collo rosso che attacca le drupacee, pioppi ed eucalipti ed in alcuni casi anche l’olivo ed il melograno. I due seminari sono stati promossi e organizzati dal Servizio territoriale provinciale di Napoli dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania.

A Giugliano in Campania l’incontro ha visto la partecipazione di un centinaio di produttori agricoli, tecnici, frutticoltori, rappresentanti delle organizzazioni professionali e liberi professionisti iscritti all’ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Napoli.

Eduardo Ucciero, ispettore fitosanitario della provincia di Napoli, ha presentato il Cerambicide dal collo rosso: così soprannominato per la fascia scarlatta dorsale. Interessante il percorso, riprodotto su una mappa virtuale, dello xilofago rinvenuto per la prima volta nel 2012 nell’area nord di Napoli, ma che è arrivato oggi fino ai limiti del territorio vesuviano. L’ampia disamina sul livello di pericolosità per il potenziale produttivo dei frutteti di pesco e ciliegio dell’area giuglianese ha riscontrato il vivo interesse della platea, anche perché sono state ribadite le necessarie misure di contenimento, che si concretizzano nell’abbattimento degli alberi infestati e con l’immediato incenerimento del legname, che non può essere in nessun caso trasferito prima dell’avvenuta bruciatura.

“Tali misure si rendono necessarie perché il monitoraggio degli adulti - ha continuato il funzionario della Regione Campania - non è risolutivo nelle strategie di difesa, anche perché le trappole per il monitoraggio non sono ancora ben collaudate”. Inoltre, il controllo visivo delle gallerie di sfarfallamento tipo “ellittico” con l’espulsione del rosume, è reso difficile dal fatto che avviene nelle sole ore notturne, ed è oggi l'unica valida prova della presenza del cerambicide.

Martedì 21 novembre, gli esperti di Aromia Bungii si sono spostati a Somma Vesuviana dove hanno trovato ad attenderli una platea interessatissima. Motivo della scelta dell’areale alle falde del monte Somma, nel parco nazionale del Vesuvio: l’insetto si è recentemente riprodotto anche in questa zona del napoletano.

L’incontro di Somma Vesuviana ha visto in più l’intervento del professor Antonio Garonna del dipartimento di Agraria di Portici dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, il quale ha dettagliatamente rilevato quali sono le evidenze scientifiche che indicano la sospetta presenza di Aromia bungii: quando vi sono i primi segni di rosume alla base dei tronchi. Il docente ha confermato la predilezione del cerambicide verso le drupacee, ma in alcuni casi anche l’olivo e il melograno diventano bersaglio del fitofago. Garonna ha fornito ulteriori dati rispetto al seminario di Giugliano: “Ci sono nuove sperimentazioni sulla strada per pervenire alla cattura massale e per il contrasto con bioinsetticidi a base di Beauveria e Steinernema. Inoltre il docente ha spiegato nel dettaglio come agiscono i due soli presidi fitoiatrici ammessi per l’Aromia bungii: Deltametrina e Thiacloprid.