Non si tiene più il conto delle trasmissioni televisive, degli articoli e delle pagine web in cui la provincia di Treviso, culla del Prosecco, non sia stata dipinta come un girone dantesco in cui la popolazione vive immersa in veleni tumorigeni e per tale sfortuna ne paga il fio in termini di salute.

Di certo, la promiscuità di case e vigneti non giova ai rapporti personali e inter professionali, come pure non giova l'uso da parte degli agricoltori di attrezzature forse economiche e pratiche, ma che generano una deriva visibile a centinaia di metri di distanza contribuendo a scatenare panico anche se si stanno spruzzando estratti algali biologici. Per non parlare della pessima abitudine di effettuare i trattamenti in maglietta, braghe corte e senza abbigliamento adeguato, oppure di non chiudere gli ugelli durante le svolte: un vero spreco di prodotto e un vero autogol in termini di considerazione da parte della popolazione che vicino a quei filari ci vive.

In sostanza, fare crescere una zona sia in termini agricoli, sia in termini urbanistici, di problemi prima o poi ne crea parecchi. Perfino quando il giro d'affari sia di oltre due miliardi di euro, soldi che alla fine, in qualche modo, in percentuali variabili, finisce anche nelle tasche di chi, inconsapevole di tale fortuna, avversa la coltivazione dei vigneti.

Fatta salva quindi la necessità di migliorare il proprio operato da parte dei viticoltori, resta indiscutibile come non si possa spacciare incantevoli paesini per capitali dei tumori, pur avendo solo due casi di un ben preciso tipo di cancro e zero di tutti gli altri. Cosa che ha causato le proteste proprio della popolazione locale, la quale non ci sta a veder passare il proprio borgo per una sorta di lazzaretto oncologico (leggi la notizia qui). Pure viene trovato scandaloso che dei vigneti siano stati piantati in prossimità di strade e quindi delle case che su tali strade insistono, magari dimenticandosi che, forse, per la salute sono proprio la strada e il traffico a non essere particolarmente consigliabili. Né pare necessario chiedersi chi vi fosse prima, le case o i vigneti. Perché mica tutte le situazioni critiche di promiscuità l'ha generate l'agricoltura, ovviamente.

Allergia? Asma? Manca l'aria nel bel mezzo dei vigneti? Sicuramente saranno i "pesticidi". Poi si scopre che i viticoltori sotto accusa sono biologici e trattano con i tanto amati rame e zolfo, ovvero i pilastri di quella viticoltura bio tanto invocata dai comitati di "cittadini informati" della zona. Del resto, sempre ascoltando le testimonianze degli intervistati di turno, ogni patologia di sorta viene collegata a prescindere ai "pesticidi", senza averne ovviamente la benché minima prova. Si possono perfino ascoltare madri che piangono la morte per leucemia di figli che, in realtà, si scopre oggi essere adulti, vivi e vegeti. Una tale sarabanda di fesserie che perfino le Autorità sanitarie locali sono scese in campo per smentirle, citando dati e rassicurando la popolazione. O almeno tentando di farlo.

Per verificare se tali rassicurazioni fossero concrete o di facciata, si è quindi deciso di consultare fonti attendibili, fonti alle quali si è stati indirizzati da Paola Dama, laureata con lode in Scienze Biologiche all’Università Federico II di Napoli e oggi dottore di ricerca in oncologia molecolare e farmacologia presso l’Università di Chicago. Grazie a Paola, quindi, chi scrive è riuscito ad accedere a dati esaustivi per affrontare il tema Prosecco-Treviso-Tumori.
 

Indagando meglio, infatti, si scopre che esiste un sito, "Registro Tumori Veneto" che riporta le statistiche oncologiche della Regione Veneto, divise per età, sesso e Ussl di appartenenza. Come pure che esiste un altro sito, "Mortalità Evitabile" che condivide altre statistiche utilissime, espressione del livello di efficienza delle diverse assistenze sanitarie ai malati oncologici suddivise per regioni e province. Ma andiamo per ordine.

 

Si sta meglio a Treviso

In Veneto, secondo le statistiche, sarebbero stati registrati nel 2015 nuovi casi di tumore in ragione di 17.680 a carico dei maschi e 14.888 per le femmine, per un totale di 35.568 nuovi malati di cancro. Sapendo che la popolazione del Veneto era nel 2015 pari circa a 4.925.000, la percentuale di nuovi malati sul totale ammonterebbe cioè allo 0,72%. Rifacendo i conti per la USSL7, nell'occhio del ciclone proprio per i tumori e i pesticidi legati alla produzione di Prosecco, ad ammalarsi di tumore sarebbero stati 765 maschi e 545 femmine, pari a un totale di 1.310. Sapendo che la popolazione di competenza della USSL7 è di 217.607 (al 31/13/2014), l'incidenza 2015 sarebbe pari allo 0,6%. Cioè inferiore alla media regionale. In altre parole, quell’area è tutt’altro che la fucina di malattie oncologiche millantata da movimenti politici, associazioni ambientaliste, tv, giornali e bizzarri soggetti che hanno trovato nell’attivismo anti-pesticidi uno sfogo per quelle che onestamente paiono più che altro delle banali ipocondrie. Perché confondere il fastidio col pericolo è uno degli svarioni più frequenti quando si parli di agricoltura.

Ma il carteggio con Paola Dama ha fornito ulteriori spunti di ragionamento. Ovvero quelli sulla differenza fra incidenza e mortalità, spesso confusi fra loro, un po’ per ignoranza, un po’ per malafede. Ovvero quello che accade pure coi tanto vituperati “pesticidi”, per i quali si confondono artatamente i concetti di “presenza” e di “pericolo”, oggi nei cibi, domani nelle acque.

Vi sarebbe infatti uno studio che avrebbe calcolato la cosiddetta "mortalità evitabile", ovvero quante persone sono morte in un anno in Italia per colpa delle inefficienze del servizio sanitario nazionale, regione per regione, provincia per provincia. Secondo il Progetto MEV(i), in base ai dati Eurostat, nel 2014 sarebbero state oltre 103 mila le morti evitabili avvenute nei primi 75 anni di vita. Anche in questo caso i maschi sono quelli messi peggio, coi due terzi dei casi (66.284 contro 37.312 casi nelle femmine).

Dalle mappe cromatiche riportate nello specifico documento si evince come la mortalità evitabile complessiva vari molto a seconda dell’area geografica. Fanalino di coda la Campania, mentre le migliori sarebbero le macro zone che abbracciano Toscana, Umbria e Marche e poi Veneto, Trentino e Alto Adige.

Sommando gli anni di vita persi rispetto a quelli attesi, convertendoli in giorni e dividendoli infine per gli abitanti delle diverse aree, si stima quindi il numero di giorni di vita persi in media da ogni cittadino su base annua.

Mentre in Campania, ultima in classifica, tale valore sarebbe pari a 29,24, con un massimo di 30,79 a Napoli, Treviso appare di gran lunga la migliore d’Italia, con 19,65 giorni persi in un anno dai maschi e 10,67 dalle femmine. In altre parole, non solo non è vero che la provincia del Prosecco è l’epicentro delle patologie tumorali, ovvero dell’incidenza, ma non è neanche vero che sia la capitale dei morti di cancro come invece viene fatta passare. Anzi, pare proprio che vivere in provincia di Treviso sia un ottimo viatico per diminuire il rischio di ammalarsi di tumore e, anche se ciò dovesse accadere, pare sia la provincia in Italia dove si hanno le maggiori possibilità di scamparsela.

Il tutto, con buona pace di chi presenta Treviso, la viticoltura e il Prosecco come una fucina di malati e una sorta di cimitero degli innocenti. A partire dagli editori, televisivi, web o cartacei che siano, i quali pare abbiano trovato nella Provincia veneta un argomento lucroso sul quale vendere il proprio allarmismo.