C'è chi usa Google traduttore per convertire dei testi da una lingua straniera all'italiano.
Talvolta, una qualche forma di traduttore è consigliabile anche per convertire le comunicazioni del mondo ambientalista sugli agrofarmaci oppure sugli Ogm.

Per esempio, se esce un dossier sui residui di agrofarmaci nei cibi, come interpretarne i contenuti? Se assistete a un convegno ove si denunciano i mille veleni che (si dice) bevete e respirate, come vi dovete comportare? Se si accusano gli Ogm di "devastare la biodiversità", che dire?
Per fornire qualche umile linea guida, di seguito verrà riportato un breve repertorio di situazioni che si spera possa essere utile al lettore per capire se per la sua salute vi sia davvero qualche rischio oppure no. E s'inizierà proprio dall'annoso tema dei residui di agrofarmaci nei cibi, proseguendo poi sulle tematiche ambientali (Parte II), per concludere infine con una disamina dei falsi miti sugli Ogm (Parte III).

Vediamo quindi subito come tradurre dall'"ecologistese" le affermazioni sui residui di agrofarmaci sui cibi.
 

Leggere, tradurre, meditare

"L'uso della chimica è troppo elevato!" (Traduzione: butto là il concetto che di schifezze se ne usano comunque troppe e c'è quindi da preoccuparsi moltissimo. Per cambiare le cose sono gradite donazioni o tesseramenti all'associazione di turno)

Comprensione del testo: il concetto di "elevato" è del tutto opinabile in quanto profondamente soggettivo. Agli occhi di un ambientalista anche due nanogrammi possono sembrare un'enormità, sempre che sappia cosa voglia dire "nanogrammo", ovviamente. Al contrario, per un tossicologo o per un agronomo è chiaro che sono un'inezia del tutto trascurabile quando si parli di agrofarmaci (il veleno della Rana d'Oro, invece, è mortale proprio nell'ordine dei nanogrammi sebbene sia del tutto "naturale"...).
Mentre quindi l'ecologista basa spesso le proprie percezioni su reazioni meramente emotive, il tossicologo e l'agronomo ragionano in base ai numeri. Ognuno scelga quindi a chi credere.

"L'ortofrutta è ricoperta di veleni…" (Traduzione: i rischi aumentano, moriremo tutti! Cancri come piovesse! Per cambiare le cose sono gradite donazioni o tesseramenti all'associazione di turno)

Comprensione del testo: su mille sostanze attive che circolavano negli anni '80-'90, solo 300 sono sopravvissute al vaglio della Revisione Europea, la quale ha selezionato solo quelle più eco-compatibili e meno tossiche. Ciò che si usa in campagna oggi - e che ritroviamo poi sull'ortofrutta - è cioè di gran lunga migliore di quanto si adoperasse solo vent'anni fa. Il termine veleno, del resto, viene usato a sproposito anche per la farina, lo zucchero, il burro, la carne e il latte. Quindi sarebbe bene ritarare il cervello su cosa sia davvero un veleno, anche a dosi infinitesime, e cosa no.

"I numeri sono tutt'altro che rassicuranti!". (Traduzione: leggete quei numeri! Ma vi pare normale? C'è proprio da aver paura… Per cambiare le cose sono gradite donazioni o tesseramenti all'associazione di turno).

Comprensione del testo: c'è chi si spaventa anche marciando a 80 all'ora in autostrada e chi non si spaventa nemmeno andando a 300 in pista. Anche il termine "rassicurante" è cioè come "elevato", oppure "massiccio": puramente emotivo. Ogni numero può essere "rassicurante" o "allarmante" a seconda dei riferimenti tossicologici specifici per ogni molecola. I dati sui residui negli alimenti vanno quindi analizzati con la dovuta competenza. Per esempio, il quantitativo di residui che un Italiano si porta a casa con la spesa è stimabile intorno ai 150-200 milligrammi all'anno. Con la sbucciatura, il lavaggio e la cottura questi milligrammi più che dimezzano. I residui che un cittadino effettivamente ingurgita con la propria alimentazione sono quindi meno di un millesimo delle soglie di sicurezza fissate dalla tossicologia e dalla normativa.

"Il cocktail micidiale di veleni…" (Traduzione: sull'ortofrutta ci sono dozzinaia e dozzinaia di diverse molecole chimiche tutte in una volta, tutte insieme! Moriremo tutti… Per cambiare le cose sono gradite donazioni o tesseramenti all'associazione di turno)

Comprensione del testo: nel 62% dei campioni analizzati nell'ultima indagine nazionale non vi sono residui, o meglio, vi sono ma risiedono al di sotto del limite di rilevabilità analitico. Questo si sta abbassando sempre più: negli anni '90 vi era infatti l'85% di campioni in cui non erano stati trovati residui. Vuol dire che stiamo peggiorando? Che hanno ragione gli ambientalisti? No, semplicemente vuol dire che i detector di 30 anni fa non riuscivano a scendere quanto quelli di venti anni fa e questi ultimi non riuscivano a scendere quanto quelli di dieci anni fa e così via.
Pensate alle analisi dell'antidoping: nel 2013 beccarono eritropoietina nei campioni congelati di urina dei primi 15 classificati al Tour de France 1998. All'epoca no, nessuno venne beccato. Questo perché la scienza, al contrario delle chiacchiere, va sempre avanti e rende possibile ciò che solo fino a pochi anni prima era impossibile. In ottemperanza a tale tendenza ineluttabile, significa che col passare del tempo saranno sempre meno i campioni classificabili come "senza residui", fino forse ad azzerarsi fra un numero di anni attualmente imponderabile. Pure aumenteranno i campioni con più residui addosso contemporaneamente, proprio perché se prima lo strumento vedeva solo il più abbondante, col tempo ha imparato a rilevare anche il secondo, poi il terzo, poi il quarto e così via. Non a caso, negli ultimi report sui residui i campioni multi-residuo sono saliti dal 17,1% al 22,4%. Idealmente, fra una ventina d'anni è probabile che saremo sopra il 30 o il 40%. E perché non il 60%? Dipenderà da quanto saranno brave le multinazionali che producono gascromatografi e spettrometri di massa. Il valore che va comunque letto è quello del "peso" assoluto. E il "peso" assoluto degli agrofarmaci sull'ortofrutta sta invece progressivamente scendendo, grazie all'evoluzione delle molecole, sempre meno residuali e usate a dosaggi sempre più bassi, e delle strategie di lotta integrata che ottimizzano il loro uso. Ovvero: chi lavora sodo porta risultati, chi fa solo chiacchiere allarmiste no.

Molto vi sarebbe ancora da "tradurre", ma è bene non abusare della pazienza dei lettori. Si dà quindi appuntamento alla prossima puntata, più orientata al rapporto "agrofarmaci/ambiente". Perché anche su questo tema c'è molto da "interpretare" dall'ecologistese all'italiano...