Il trend negativo del mais italiano deve essere fermato, per evitare così il crollo dell'intero settore maidicolo e di molte produzioni tipiche italiane. E' questo in sintesi il messaggio che arriva dalla Giornata del mais 2018 che si è tenuta il 26 gennaio 2018 presso la Camera di Commercio di Bergamo. Un evento che ha messo a confronto gli operatori di filiera, il mondo della ricerca e le istituzioni.

Negli ultimi quindici anni le superfici maidicole sono passate da oltre un milioni di ettari ai circa 650mila del 2017. E non dimentichiamo che alla fine degli anni '90 la quantità prodotta soddisfava il fabbisogno nazionale mentre oggi oltre il 60% del mais consumato in Italia viene acquistato dall'estero. Sicuramente il 2017 è stato l'anno più difficile, a causa anche dell'estate calda e siccitosa. Le rese sono crollate del 15% rispetto al 2016 e del 6,7% rispetto alla media degli ultimi 5 anni.
"Il mais italiano vive oggi una situazione critica - spiega Carlotta Balconi, responsabile della sede di Bergamo del Crea Cerealicoltura e colture industriali - e pone in evidenza lo stesso rischio di sopravvivenza delle aziende e dei sistemi di stoccaggio, visto che le quotazioni sono distanti dal coprire i costi di produzione".
 
Ecco una pannocchia di mais
Se si perde il settore del mais si perdono molte eccellenze italiane
(Fonte foto: © Hans-Pixabay)

"Per uscire da questa situazione è necessario focalizzare gli sforzi su quattro macro punti - continua Balconi -: promuovere e supportare innovazioni agronomiche mirate ad aumentare rese e sanità del mais, sostenere la rete di sperimentazione pubblica, valorizzare le infrastrutture del sistema di stoccaggio, armonizzare gli interventi normativi e di politica del settore. Senza questo il futuro non pare roseo. Non dimentichiamo che il mais è strategico per la nostra zootecnia e per la tenuta dei suoi prodotti-simbolo. Basta pensare ai salumi ed ai formaggi: nei loro disciplinari di produzione si deve usare mais nei mangimi per almeno il 50% del volume totale. Risollevare il mais italiano vuol dire sostenere l'intero settore e dare una spinta a tutto il made in Italy alimentare".

"E' fondamentale individuare delle soluzioni operative - prosegue Balconi - per ridare fiducia agli agricoltori. In quest'ottica il progetto 'Rete qualità cereali plus - Mais' (2014-2018) supportato dal Mipaaf è indirizzato a studiare le criticità del complesso settore maidicolo ed a proporre misure ed azioni per contrastarle. I risultati ottenuti hanno contribuito a porre le base per il 'Documento tecnico criticità Mais' presentato proprio in occasione di questo evento.
Queste criticità spaziano dal controllo dei parassiti all'implementazione delle rese e redditività della coltura, dalla scelta varietale al ripristino dell'auto approvvigionamento nazionale, dalla valorizzazione della qualità alla fruibilità dei risultati della ricerca e sperimentazione a favore della filiera. Questo cereale è alla base dell'alimentazione di tutto il patrimonio zootecnico del Paese. Senza non potremmo avere tutte le produzioni Dop simbolo del made in Italy alimentare nel mondo".
 
Ecco un campo si mais in fase di sviluppo
A giugno 2017 è partito un tavolo tecnico permanente del mais, per risollevare il settore
(Fonte foto: © Aitoff-Pixabay)

 
Nel giugno del 2017 è inoltre stato creato un Tavolo tecnico permanente, formato da più voci pubbliche e private, che cerca di lavorare sulle problematiche dell'intero settore con continuità e professionalità. Una delle realtà coinvolte è Assosementi, organizzazione di categoria che rappresenta a livello nazionale l’industria sementiera.
"In Italia si può fare mais - spiega Gianluca Fusco, responsabile del settore Colture industriali di Assosementi - e lo si può fare in modo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Per farlo e per recuperare competitività però dobbiamo sfruttare al meglio le tecnologie e le innovazioni di questo tempo. Tra tutte ad esempio l'innovazione agrotecnica e varietale che ne permettono di migliorare la produttività e la qualità. L’Italia deve cogliere con prontezza questa opportunità. Inoltre è necessario investire risorse per determinare e diffondere delle buone pratiche di coltivazione per coniugare al meglio produttività e sanità dei raccolti”.

Due sono gli aspetti critici su cui è necessario fare una riflessione più approfondita: lo stress idrico e le micotossine. 
"Dobbiamo aumentare l’efficienza idrica delle piante di mais -
 conclude Fusco -, anche in considerazione dell’andamento meteorologico delle recenti annate. Il 2017 è stato un anno veramente difficile che si è caratterizzato da un’estate particolarmente calda e siccitosa. Per questo motivo le piante sono state in un elevato e continuo stress idrico e termico, con ripercussioni negative in termini di resa. L'agricoltore si è quindi trovato costretto ad irrigare spesso per salvare il raccolto ed il proprio reddito".
 
Un campo di mais quasi pronto per essere raccolto
Le micotossine sono diventate un problema serio e pericoloso
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)

Anche sul fronte delle micotossine la situazione è davvero critica.
"Nell'ultimo decennio - conclude Balconi - il problema delle micotossine, contaminanti naturali prodotte dall'attività di muffe, ha profondamente influenzato le filiere e i mercati dei cereali, mais in primis. Tale problematica è ormai riconosciuta sia in ambito scientifico che legislativo, visto l'impatto sanitario, economico e commerciale che hanno. Obiettivo primario nel settore dei cereali destinati sia all’alimentazione umana, che alla zootecnia, è quindi il controllo e la riduzione di questo fattore di rischio. La prevenzione risulta essere la migliore strategia, purché sia applicata su tutta la filiera, a partire dal campo e fino alle fasi di trasformazione in prodotti finiti".

Leggi anche: "Salvate il mais italiano", intervista completa alla dottoressa Balconi sul portale www.plantgest.com