Numeri da capogiro per il biologico made in Italy che conquista sempre più quote di mercato all’estero grazie anche al ruolo della certificazione. In occasione del Biofach, la fiera internazionale del settore che si terrà dal 14 al 17 febbraio a Norimberga, Ccpb, ente di certificazione specializzato nell’agricoltura biologica e sostenibile, sarà presente con un doppio stand: aree food (pad. 4-611) e cosmesi (pad 7-551). Testimoniando così l’impegno con cui Ccpb si dedica a questo settore.

Il comparto del biologico italiano, stando agli ultimi dati pubblicati da Nomisma, è in forte crescita. A trainare il settore è soprattutto l’export che nel 2017 ha generato un fatturato pari a 1,9 miliardi di euro. Questo risultato ha consentito all’Italia di diventare il secondo paese esportatore al mondo, dopo gli Stati Uniti, di prodotti bio: registrando un trend di crescita del più 16% rispetto al 2016 e del più 408% rispetto al 2008.

Un successo decretato sia dalla qualità dei beni e dalla ricerca in innovazione delle aziende che dall’attenzione prestata dal sistema dei controlli. “I prodotti sono apprezzati anche perché sono ritenuti sicuri - spiega Fabrizio Piva, amministratore delegato Ccpb -.
La certificazione è dunque il primo passo verso la costruzione di un solido rapporto di fiducia con i consumatori e di una leale concorrenza nel mercato. Lo sanno bene le aziende certificate da Ccpb che proprio grazie a questi parametri esportano in tutto il mondo. La Commissione europea ha riconosciuto Ccpb come organismo di certificazione equivalente in 39 paesi del mondo. In più l’ente di controllo è il primo organismo in Italia ad aver ottenuto il riconoscimento per operare in conformità alle legislazioni nazionali di Stati Uniti, Giappone e Canada. Ccpb è inoltre capogruppo di cinque società di certificazione presenti nel Mediterraneo: Egitto, Tunisia, Turchia, Libano e Marocco".

"I prossimi anni - prosegue Piva - vedranno l’introduzione del nuovo regolamento sul bio, la cui entrata in vigore è fissata a gennaio 2021. Dobbiamo pensare ora come sarà il biologico del futuro – precisa Piva –. Il biologico deve aprirsi a nuovi orizzonti e a nuove sfide nel rispetto dei principi di naturalità, salubrità e affidabilità che lo ispirano”.

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