Alcune aree della nostra penisola sono state da sempre a rischio desertificazione. A causa dei cambiamenti climatici però il fenomeno ha subito una brusca accelerata e queste zone sono oggi molto più vaste. Secondo alcune stime ben il 45% dei suoli in tutta l'Unione europea è a rischio degrado.
 
Per contrastare questo fenomeno e conservare la fertilità dei terreni agricoli l'Ue ha finanziato diversi progetti di ricerca tra cui Life Porem che ha messo a punto un nuovo 'bioattivatore' che utilizza come materie prime la pollina, e cioè le deiezioni del pollame, e un preparato enzimatico naturale.

Per l'Italia hanno partecipato al progetto, finanziato con 1,5 milioni di euro, Enea, Gruppo Soldano di Limbadi (Vibo Valentia) e Astra sviluppo e innovazione di Faenza (Ravenna) nel ruolo di coordinatore. A livello internazionale, oltre all'Italia, hanno preso parte anche Spagna e Repubblica Ceca.

"Questo composto è in grado di bio-risanare i suoli a rischio desertificazione e al contempo ne migliora la fertilità, e quindi la produttività, nonché la ritenzione idrica, che in media aumenta del 25-35%", spiega Alessandra Strafella, ricercatrice del laboratorio Enea di tecnologie dei materiali di Faenza.

Al termine concime e ammendante Strafella preferisce la definizione di 'bioattivatore' perché "Porem ha qualcosa di più di un concime, risana il terreno e solo come secondario effetto ha quello di aumentare fertilità".


Dalla pollina a Porem

La preparazione del composto è piuttosto semplice. In un ambiente al riparo dalla pioggia si forma un cumulo di pollina con all'interno un preparato enzimatico vegetale (a base di graminacee e cucurbitacee) che determina la trasformazione delle deiezioni avicole nel prodotto finale. Attualmente il progetto è ancora in una fase sperimentale ma i ricercatori stanno già studiando il modo per pellettare il prodotto per poi renderlo facilmente commerciabile.
 
I cumuli di pollina sono stati monitorati da Enea per misurare i livelli di emissioni di gas
I cumuli di pollina sono stati monitorati da Enea per misurare i livelli di emissioni di gas
(Fonte foto: Enea)

Il progetto Porem ha dunque individuato un metodo di produzione a basso costo, che sposa appieno i principi dell'economia circolare (riutilizzo degli scarti e dei sottoprodotti) e che ha anche una impronta ambientale favorevole, visto che il processo di 'maturazione' della pollina impedisce la volatilizzazione dell'azoto sotto forma di ammoniaca.


Le prove in campo su pomodoro e orzo

I primi test in campo sono stati condotti da Astra su campi coltivati a pomodoro a Cesena e a orzo in provincia di Foggia. In entrambi i casi i risultati preliminari si sono dimostrati promettenti.

Nell'azienda di Cesena le produzioni di pomodoro da industria ottenute con l'impiego di Porem sono risultate comparabili dal punto di vista quantitativo a quelle ottenute con i fertilizzanti di sintesi e decisamente maggiori rispetto a quelle del campione non trattato.

Dal punto di vista qualitativo invece i pomodori hanno raggiunto valori di contenuto zuccherino nettamente superiori, determinando un miglioramento del prodotto e quindi del suo valore commerciale. Questi risultati sono stati raggiunti con un minore quantitativo di azoto (-69%) per ettaro rispetto a quello impiegato con una fertilizzazione minerale raccomandato dai disciplinari di produzione integrata.

Nell'azienda in provincia di Foggia, i ricercatori hanno rilevato, fin dall'inizio della sperimentazione con Porem, una maggiore vigoria delle piante di orzo, una sorta di effetto starter che il bioattivatore potrebbe avere con effetti molto più evidenti in terreni degradati. Nella fase di raccolta, i lotti dove è stato impiegato Porem sono risultati significativamente più produttivi di quelli trattati con un fertilizzante ammesso in biologico e non trattati.