Bologna è prima in Italia per quanto riguarda gli orti urbani: nella città emiliana ve ne sono infatti oltre 2.700. Durante il G7 Ambiente del giugno scorso, è stato preso l'impegno preso a raddoppiare entro il 2030 le aree di verde urbano; Bologna ha l’esigenza di implementare nuovi modelli che utilizzino l’agricoltura urbana e peri-urbana come perno per le politiche non solo economiche, ma anche di sostenibilità ambientale e di welfare. Così Giuseppe de Biasi, capo di gabinetto della Città metropolitana di Bologna, nel discorso d’apertura dei lavori dell’incontro dello scorso 4 luglio.
 
I referenti del progetto Madre, in arrivo dai cinque paesi europei interessati, hanno presentato i risultati delle loro prime ricerche ed evidenziato i possibili punti di forza e di debolezza per l’applicazione di un modello concreto di agricoltura urbana e peri-urbana nei rispettivi territori. Si sono in questo modo poste le basi per l’individuazione di buone pratiche e metodologie di lavoro condivise.
 
Stefano Spillare, responsabile scientifico a livello locale del progetto e ricercatore del CesCoCom, Centro studi sulla comunicazione e i consumi dell'Università di Bologna, ha presentato le diverse iniziative presenti nel territorio bolognese, molte delle quali nate con progetti dal basso e su base volontaria. Presentate dalla Città metropolitana di Bologna anche la veste grafica e la strategia comunicativa che si intendono adottare per la diffusione delle informazioni sul progetto Madre, in rete e sui canali social e tradizionali.
 
Per toccare con mano una buona pratica locale i partecipanti all'incontro si sono poi spostati alle Serre dei Giardini Margherita. In questo spazio, situato all’interno del polmone verde della città, l’associazione Kilowatt ha dato vita, attraverso un percorso partecipato, a un community garden, una comunità di cittadini attivi uniti dalla volontà di sperimentare un modello di coltivazione urbana e di gestione del verde pubblico inclusivo e sostenibile, dove le competenze tradizionali si integrano con l’innovazione, dove le età e le culture si contaminano per realizzare un progetto comune.
 
Nei prossimi mesi i partner continueranno a lavorare in autonomia in attesa di rivedersi in autunno per sei workshop tematici dedicati a: innovazione per i coltivatori, per i consumatori, per la ricerca accademica, per il territorio, per la società e per la collaborazione transazionale. L’obiettivo degli incontri sarà redigere un catalogo di buone pratiche e proposte concrete, per aumentare la consapevolezza di tutti gli attori sociali sui vantaggi che la diffusione dell’agricoltura urbana e peri-urbana può portare.
 

Il progetto Madre

Avviato a febbraio 2017, il progetto Madre, Metropolitan agriculture for developing an innovative, sustainable and responsible economy, intende promuovere l'agricoltura metropolitana quale mezzo per lo sviluppo di un'economia sostenibile, innovativa e responsabile. Nei prossimi mesi e fino a luglio 2018, i partner dell’iniziativa saranno impegnati nell’individuazione e nell’attivazione di politiche e buone pratiche utili alla diffusione di questo tipo di agricoltura.
 
Co-finanziato dal Programma Interreg Med e dal Fondo europeo di sviluppo regionale Fesr, il progetto Madre vede il coinvolgimento di sei grandi aree metropolitane - Bologna, Barcellona, Marsiglia, Montpellier, Salonicco e Tirana - della zona del Mediterraneo (Francia, Italia, Grecia, Spagna e Albania).

I partner sono: Avitem - Agenzia per le città e i territori sostenibili del Mediterraneo di Marsiglia, ente capofila del progetto; Anima investment network; Ciheam-Maim - Centro internazionale di studi avanzati sull’Agronomia del Mediterraneo - Istituto di agronomia di Montpellier; MedCities - Network mediterraneo per lo Sviluppo urbano sostenibile di Barcellona, l’Università "Aristotele" di Salonicco e l’Università agraria di Tirana. A questi si aggiunge, unica realtà italiana, la Città metropolitana di Bologna, che nei giorni scorsi ha ospitato i partner del progetto Madre a Palazzo Malvezzi.