Il rilancio della zootecnia in Italia passa necessariamente per le regioni del Mezzogiorno, e avrà in ordine di tempo tre assist: la possibilità di sviluppare la linea vacca-vitello lungo la dorsale appenninica, basandosi sui Programmi di sviluppo rurale e sulla revisione di medio termine della Pac, l'opportunità di rafforzare il comparto anche in pianura facendo aggregazione e utilizzando l’occasione dei contratti di filiera – 200 milioni di euro – che saranno presto messi a bando dal ministero per le Politiche agricole. Il tutto cavalcando l’onda dell’etichettatura di tutti i prodotti lattiero caseari italiani, che partirà ufficialmente il 19 aprile 2017: valorizzando razze autoctone e declinando una nuova versione della multifunzionalità nelle aree interne.
 
Questa - in sintesi - la linea politica espressa dal ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina, oggi a Caserta, in occasione del convegno di Confagricoltura "Il rilancio della zootecnia meridionale. Diversificazione, innovazione e sostenibilità” in un fitto dialogo pubblico con Mario Guidi, presidente nazionale dell’organizzazione agricola.

“E’ qui che possiamo sviluppare la zootecnia italiana, non al Nord, dove siamo saturi" ha sottolineato il ministro in uno degli passaggi cruciali del suo intervento.
 
Hanno aperto l’incontro le testimonianze di Andrea Benetton, presidente della Cirio Agricola di Piana di Monte Verna (Caserta), la più grande azienda bovina da latte d’Italia, e quella di Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno.
 
Benetton, presidente dal 2005 della Cirio Agricola, ha ripercorso l’esperienza della riqualificazione dell’azienda negli ultimi 12 anni: 43 milioni di investimenti, 17 sul comparto zootecnico, 5 milioni su biogas, per un 1 megawatt, 21 milioni investiti sul fotovoltaico, 1500 capi in mungitura, 20 milioni di litri di latte prodotti all’anno, 500 ettari coltivati e fatti coltivare a foraggi per la mandria.
"A fronte di questo lavoro  ci confrontiamo con pochi contributi e ritardi di un anno e mezzo sui pagamenti Pac e registriamo un accesso ai Psr estremamente difficoltoso" ha sottolineato l'imprenditore.

Limone ha ricordato: “Le produzioni alimentari della Campania sono tra le migliori e le più sicure al mondo, e il merito non è solo il nostro. Non possiamo giocarci questa reputazione su Terra dei Fuochi. Con 100mila dati abbiamo dimostrato quanto ora si afferma: i nostri prodotti sono salubri”.
 
Limone ha indicato per il futuro lo sviluppo ed il recupero di razze autoctone, "come la pecora Laticauda e la bovina Podolica“. Per fare tanto però possono essere necessarie “deroghe da chiedere a Bruxelles per le piccole produzioni” ai regolamenti sanitari, costruiti  "Avendo come punto di riferimento la grande industria del Nord Europa".
 
Sulla filiera bufalina Limone ha affermato: “Con la tracciabilità abbiamo coperto il 97% degli allevamenti e i contratti per il latte bufalino che oggi pagano un buon prezzo agli allevatori sono un modello sul quale si può lavorare per sviluppare altre filiere”.
 
Il ministro Martina, intervenendo in dialogo con il presidente di Confagricoltura Guidi, ha detto: “Non siamo all’anno zero, territori come questo sono la metafora delle potenzialità del Paese, dobbiamo riconoscere che è stato fatto molto, ma abbiamo ancora delle sfide aperte. Negli ultimi anni, abbiamo trovato delle vie non solo per reggere la crisi, ma anche per crescere. La stessa esperienza che viviamo attorno alla filiera bufalina ci dice che si può costruire un percorso di innovazione, di aggregazione e internazionalizzazione”.
 
“Dobbiamo discutere sulla nuova frontiera della multifunzionalità. Il Sud ha spinto più del Nord in questo periodo" ha detto il ministro ricordando i dati emersi ieri alla presentazione del rapporto sull’agricoltura del Mezzogiorno Svimez-Ismea.
 
Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi ha detto: “Oggi serve a parlare di un’area territoriale rilanciando la zootecnia, quello che considero il primo comparto italiano”.
 
Guidi, parlando della revisione di medio termine del primo pilastro della Pac 2014-2020 afferma: “Nell’ultima rimodulazione dei premi accoppiati per la Pac proveremo a correggere gli errori per sviluppare la linea vacca-vitello, un'opportunità da costruire, invece di comprare 800mila capi da ingrasso dai francesi". 

Guidi, con un riferimento implicito alle aree interne meridionali, suggerisce: "Per fare questo, però, c’è bisogno che i territori lo chiedano, che le regioni agiscano, ed il ministero ascolti. Possiamo sviluppare in questo modo una zootecnia in molte aree, dove è presidio del territorio ed è sostenibile sul piano ambientale e può esserlo anche su quello economico”.
 
Guidi quindi descrive un’attività in parte sviluppabile con il supporto dei Psr, ma convitati di pietra sono i prodotti italiani minori, quelli frutto di una zootecnia che rischia di scomparire.
Su tanto  interviene Martina: “L’etichettatura dei prodotti lattiero caseari dal 19 di aprile partirà anche per i prodotti bufalini non Dop. E' uno dei segnali giusti che dovevamo dare, per far crescere il rapporto tra consumatore e produttore, le tecnologie dell'era digitale ci aiuteranno a risolvere i problemi sulle carature delle etichette. Il fatto che l’Italia abbia fatto da apripista segna una politica lì dove l’Europa ha lasciato un vuoto”.
 
Martina, infine nel ricordare che la “riforma della Pac sarà strategica  richiama la necessità dell’aggregazione come opportunità di sviluppo: “Per poter fare impresa ci vuole una mentalità competitiva. Tra aprile e maggio partiremo con i contratti di filiera, che saranno uno strumento formidabile per la zootecnia del Sud. Sono pronti 200 milioni di euro".
E il ministro ha concluso: "Agli allevatori dico: venite avanti uniti, fate proposte. E' quella la strada”.

Il ministro Martina, in mattinata, ha poi consegnato il decreto di riconoscimento al Consorzio di tutela della ricotta di bufala campana Dop, presieduto da Benito La Vecchia.