La fine delle quote latte, se fatta in modo anarchico, potrebbe trasformarsi in un boomerang per il settore lattiero europeo. È l'allarme lanciato dall'European Milk Board (Emb) che ha presentato in questi giorni a Bruxelles i risultati di uno studio sugli effetti della fine delle quote nel 2009 sul mercato svizzero: aumento incontrollato della produzione, crollo dei prezzi e nessuna certezza per i produttori. Nel 2015 anche l'Ue rinuncerà a questo sistema di regolamentazione introdotto nel lontano 1984. La Copagri non ha dubbi: il sistema delle quote ci ha già penalizzato abbastanza, la loro fine è un bene ma questo deve essere fatto in modo controllato. Roberto Cavaliere, Copagri Lombardia, chiede un osservatorio europeo sui costi di produzione del latte.

Fine quote latte? Secondo l'Emb l'anarchia sarebbe un errore. "Dopo cinque anni dalla fine dalla fine delle quote, i produttori svizzeri non godono ancora di condizioni stabili sul mercato", afferma Therese Haller della Haute Ecole spécialisée di Berna, responsabile dello studio. "La decisione di abbandonare le quote è stata presa sulla base di studi e previsioni che si sono rivelate assolutamente sbagliati". Ecco che, continua la Haller, "molti produttori hanno dovuto chiudere bottega nonostante disponessero di un'attività ben avviata". E gli effetti non sarebbero limitati al solo settore lattiero: "In gioco c'è tutta l'agricoltura della zona alpina, uno dei pilastri del turismo elvetico".

Gli effetti negativi delle fine delle quote latte in Svizzera. Secondo lo studio, la fine delle quote senza alcuna regolamentazione ha generato un sostanziale aumento della produzione di latte nel Paese, fatto che ha provocato un crollo del 24 per cento del costo del latte destinato alla trasformazione rispetto al 2000-2002. Il latte da formaggio e quello biologico hanno perso rispettivamente il 15 e 19 per cento del loro valore di mercato. Inutili, sempre secondo lo studio, i tentativi di aggiustare gli equilibri con alcune misure di diritto privato visto che non è stato possibile raggiungere un accordo tra i produttori stessi.

Danno per i produttori e frammentazione del Paese. Gli esperti della Haute Ecole di Berna hanno anche messo in rilievo come la concentrazione dei trasformatori di latte dopo la sparizione delle quote ha contribuito a indebolire la posizione dei produttori - i quattro più grandi trasformatori hanno trattato dal 2003 al 2012 il 56 per cento del mercato lattiero svizzero. Inoltre la stessa crescita della produzione non è avvenuta in modo equilibrato, riguardando principalmente settori da esportazione in perdita come quello del burro e del latte in polvere. Un'altra asimmetria è data dall'aumento della frattura tra regioni montagnose e pianeggianti.

Un avvertimento per l'Ue. Romuald Schaber, presidente dell'European milk board (Emb), non ha dubbi: "Anche se le ripercussioni non saranno esattamente le stesse, nessuno può negare che anche l'Unione europea va incontro a tempi molto duri". La paura che i produttori siano abbandonati al mercato fa paura all'Emb: "Senza alcuna regolamentazione e aiuto pubblico, molti produttori non saranno più in grado di continuare la propria attività e assisteremo alla sparizione di produzione lattiera da intere regioni europee".

Scenari futuri in Europa. Tra le possibili ricadute socio-economiche della fine delle quote latte nell'Ue, lo studio prevede uno squilibrio di potere tra produttori e consumatori da una parte e trasformatori dall'altra, un possibile passo indietro per quanto riguarda le norme di qualità e sicurezza, ricadute sullo stesso settore della trasformazione se quello della produzione dovesse subire squilibri gravi, la sparizione a lungo raggio della produzione lattiera da intere regioni con il conseguente abbandono delle campagne e calo nell'approvvigionamento agroalimentare europeo.

Copagri: le quote latte sono deleterie ma attenzione all'anarchia di mercato. La Confederazione produttori agricoli (Copagri) si è sempre detta contraria al sistema delle quote e ha sempre spinto affinché i produttori italiani rientrino nella legalità. Secondo la confederazione, il concetto delle quote latte, se all'inizio potevano avere senso, hanno penalizzato enormemente i produttori italiani portando l'Italia ad importare latte da tutto il mondo e a un prezzo stracciato. Roberto Cavaliere, presidente Copagri Lombardia, spiega che “la fine delle quote prevista per il 2015 è un bene ma solo se a favore di un libero mercato regolato con il pacchetto latte che preveda un sistema di rafforzamento in occasione delle crisi di mercato”. Cavaliere propone “l'istituzione di un osservatorio sui prezzi della produzione del latte, oggi del tutto assente, che costituisca la base di eventuali interventi a livello comunitario per mantenere tramite incentivi la produzione lattiera europea sotto controllo”. “Non possiamo permetterci l'anarchia come in Svizzera in un settore già per troppi anni strangolato da un sistema troppo rigido come quello delle quote latte”, conclude Cavaliere.