Quante varietà di uve autoctone esistono in Italia? Sarebbero circa 500 le varietà coltivate, secondo il registro nazionale, e salgono a più di mille se si contano anche gli innumerevoli cloni diffusi per ciascuna di esse. Secondo produttori e appassionati il numero potrebbe addirittura raddoppiare, se si considerassero tutti quegli esemplari unici che l’Italia tiene ancora “chiusi in un cassetto” e che aspettano solo di essere riscoperti e valorizzati.

Il vitigno autoctono è territoriale per eccellenza, difficilmente si adatta fuori dai propri confini e ciò spesso ne limita la diffusione a differenza delle più note uve “internazionali”, per questo molti esemplari unici sono stati dimenticati. In questi anni Autochtona ha svolto quasi una sorta di “censimento informale” della biodiversità vitivinicola del Belpaese, ospitando oltre un migliaio di vini unici portati dai loro produttori che hanno scelto la strada più difficile con produzioni per lo più di piccole dimensioni.

Sta per aprire i battenti Autochtona 2016, il Forum nazionale dei vini autoctoni, giunto alla 13° edizione che si terrà nei padiglioni di Fiera Bolzano il 24 e 25 ottobre. L’evento si svolgerà come ogni anno all’interno della 40° edizione di Hotel, appuntamento fieristico internazionale e punto di riferimento per hotellerie e ristorazione.

Oltre 100 produttori vinicoli sono attesi da 16 differenti regioni d’Italia che porteranno all’attenzione lo straordinario patrimonio di vitigni autoctoni italiani, paese primo al mondo per biodiversità.
Si avrà così modo di conoscere varietà, come il Semidano, proveniente dalla Sardegna e quasi completamente sterminato dal flagello della fillossera a inizio ‘900; oppure l’Invernenga, antica varietà bresciana a bacca bianca il cui nome deriverebbe dall’uso di conservare “d’inverno” gli acini d’uva; o ancora rarissimi vini provenienti delle Alpi orientali con nomi dialettali ed esotici come Sciaglin, Ucelùt, Cjanòrie o Forgiarin.
Presenzieranno ad Autochtona anche due uve dell’Emilia-Romagna di recente riscoperta, il Centesimino e l’Uva del Tundé, varietà a bacca rossa del ravennate che è stata riportata in auge grazie al progetto ‘Vitigni Minori’ coordinato dall’Università di Bologna, indagine che pochi anni fa permise di identificare ben dieci biotipi che erano andati persi.
 
Ma non è detto che le uve autoctone implementate siano destinate a produrre vini di nicchia. È accaduto che viticoltori e Consorzi siano riusciti non solo a salvaguardare la produzione, ma anche a raggiungere il successo commerciale sperato traghettando le proprie etichette ben oltre il consumo locale. Un caso emblematico è quello del Timorasso, autoctono piemontese che sarà presente alla manifestazione. Sui Colli Tortonesi, l’impegno profuso da produttori illuminati nel dare un vino irriproducibile ha avuto un effetto dirompente. “Cercate un vino all’avanguardia e alla moda? Accettate il mio consiglio e dirigetevi verso il Timorasso”, sono le parole della guru mondiale del vino Jancis Robinson, niente meno che sul Financial Times.

Secondo il giornalista Pierluigi Gorgoni – coordinatore del concorsoAutoctoni che passione!” che chiuderà la manifestazione – “la biodiversità vinicola italiana per qualche tempo è rimasta nell'ombra dei modelli più ‘global’, anche a causa delle sue produzioni più ridotte e sparute. In questi ultimi anni, invece, assistiamo ad un ribaltamento dell’interesse dei consumatori, sempre più orientati e curiosi verso i vini da vitigni ‘rari’. In questa direzione, nessuna altra manifestazione quanto Autochtona sa offrire all’appassionato uno spaccato tanto vario e puntuale".

Anche quest’anno saranno conferiti gli ‘Autochtona Award: una giuria di wine journalist ed esperti di settore, sia italiani che stranieri, degusterà alla cieca i vini presenti alla manifestazione e premierà i migliori interpreti per ciascuna categoria, la punta di diamante del contest sarà il ‘Premio Speciale Terroir’.
 
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