Calo nel 2015 per il mercato mondiale delle macchine agricole, riduzione che impatta negativamente anche sulle esportazioni italiane. A margine dell’assemblea generale di FederUnacoma (Federazione nazionale costruttori macchine per l’agricoltura), il presidente Massimo Goldoni traccia un bilancio dei dati di mercato dell’anno scorso, guardando poi le prospettive per il futuro.

Dal 2009 al 2013, a livello mondiale, il settore ha registrato degli incrementi importanti di acquisti di macchine agricole, passando da 1 milione e 450mila unità a circa 2,2 milioni di unità – ha esordito il presidente di FederUnacoma – Nel 2014 si è avvertita una prima battuta d’arresto del 3,2%, mentre nel 2015 abbiamo visto una riduzione del 6,6%”. 

L’andamento però è differenziato da mercato a mercato. Gli andamenti peggiori li registrano il mercato russo, con un calo del 42% a 22mila unità, e quello brasiliano del 33% a 37400 unità vendute. Calo importante per il fiorente mercato indiano, che scende del 18% a 486mila trattrici vendute, mentre il trend negativo negli Stati Uniti è stato molto più lieve (-1,6%, con 205mla unità vendute). In controtendenza la Cina (+6% a fronte di quasi 557mila unità vendute) e la Turchia (+14%, per un totale di 67mila macchine).

A incidere negativamente sull’industria italiana è l’export made in Italy, tradizionalmente molto forte, che invece nel 2015 ha messo a segno un -2%. Si riduce della medesima percentuale anche la produzione nazionale, ferma a quota 7,4 miliardi di euro: il calo più elevato è da ricondurre alle trattrici (-9%). Il problema maggiore deriva dal mercato europeo, che vede la propria domanda interna in terreno negativo.
 

Le difficoltà sui mercati derivano da una serie di coincidenze negative – ha continuato Goldoni – dal calo dei redditi delle imprese agricole alla riduzione dei costi di petrolio ed energia, passando per il rafforzamento dollaro e la forte volatilità dei prezzi delle commodities. Per tutti questi fattori, in condizioni di incertezza, c’è meno propensione da parte delle imprese agli investimenti”.

Anche il 2016 è partito male – ha sottolineato il numero uno di FederUnacoma – nei primi cinque mesi dell’anno in Italia le vendite di trattrici e mietitrebbiatrici sono risultate in calo rispettivamente del 4% e del 9,6%. A ridurre ulteriormente la domanda di macchine influisce la troppa burocrazia legata ai Psr, ancora scarsamente utilizzati. Riscontriamo lentezze anche nelle procedure per l’applicazione del tanto annunciato decreto revisione, tanto da comportare una paralisi del mercato”.
 

Chiaro il riferimento all’incertezza legata alla promessa del Governo per lo stanziamento di contributi pubblici per l’acquisto di macchine agricole nell’ordine di 45 milioni di euro per il 2016 e di 35 milioni per il 2017. “Gli analisti parlano di una ripresa generale dei mercati non prima del 2017 – ha precisato Goldoni – il nostro obiettivo è quello di lavorare per andare alla conquista di nuovi mercati. L’export ha salvato in questi anni i nostri fatturati, ma dobbiamo cercare di aumentare le nostre quote all’estero”.

Inevitabile, infine, un riferimento all’Eima, in programma dal 9 al 13 novembre di quest’anno alla Fiera di Bologna.

Per noi è certamente l’evento più importante – ha concluso Goldoni – sono previsti 1900 espositori in un’edizione ricchissima di appuntamenti, workshop, convegni e novità tecniche, con circa 50mila modelli di macchine agricole in esposizione. Dal punto di vista del rapporto con Bologna Fiere, al momento prosegue la collaborazione. Detto questo, noi come organizzatori abbiamo bisogno di almeno 140mila metri quadrati netti di qualità per garantire un servizio ai nostri soci, clienti e a tutti gli operatori. Con l’ente fieristico abbiamo rinnovato il contratto nel 2012, con l’impegno di rivederci nel 2014-2015. Abbiamo accettato di prorogare l’incontro per rivalutare la situazione nel 2016-2017, quindi, dopo l’edizione di quest’anno torneremo al tavolo con i vertici di Bologna Fiere per vedere le proposte dell’ente fieristico. Ci sono dei progetti allo studio, ma in concreto non c’è ancora niente. Bisogna vedere i fatti, la scadenza del contratto sarebbe posta al 2024, ma noi vogliamo garanzie su un ulteriore incremento delle superfici e sotto il profilo del miglioramento dei servizi. Se queste garanzie non ci dovessero essere date, noi chiaramente dovremo guardarci attorno”.