Calo delle compravendite, prezzi sostanzialmente stabili, e affitti che hanno subìto in parte con dei contraccolpi. Questo il quadro che emerge dall’indagine messa a punto dal Crea Politiche e Bioeconomia, con il supporto del Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali (Conaf), in base ai dati relativi all'andamento del mercato fondiario e degli affitti per l'anno 2020. Un bilancio che ha dovuto prendere in esame una variabile del tutto inaspettata: la pandemia.

Le compravendite si riducono dell'8%, i prezzi dei terreni sono invece all'insegna della stabilità con una flessione dello 0,1%, mentre il mercato degli affitti intaccato prevalentemente nei comparti di floricoltura, viticoltura e agriturismo, ma per il resto in salute.

Gli effetti dell'emergenza sanitaria - viene spiegato - hanno mostrato la loro evidenza soprattutto nella contrazione dell'attività di compravendita relativa al primo semestre dell'anno passato. La flessione si è poi notevolmente ridotta nel secondo semestre, e così il gap dei primi mesi è stato in parte recuperato. Le quotazioni dei terreni hanno retto il colpo e si sono mantenute fondamentalmente stabili.

Il primo dato conclama un'inversione di tendenza positiva che caratterizzava il mercato fondiario dal 2014. Dalle statistiche rese note dal Consiglio Nazionale del Notariato si evince anche una riduzione del valore monetario delle transizioni economiche con un -21% rispetto al 2019; a soffrirne soprattutto le contrattazioni per importi superiori ai 100mila euro. A questi elementi si è aggiunta una brusca frenata del credito per l'acquisto di immobili in agricoltura, così come riportato dalla Banca d'Italia, chiaro sintomo di recrudescenza della problematica dell’accesso al credito, lamentata da tempo tutti gli operatori del settore.

Le regioni che hanno riportato maggiori flessioni nei prezzi dei terreni agricoli sono state quelle del Nord Est: Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna; a queste si aggiunge a Ovest la Liguria. Lo sguardo più a Sud ha evidenziato un calo, seppure di minore entità, in Toscana, Molise e Campania.

Il mercato degli affitti ha, invece, resistito come una roccaforte. In un panorama di generale incertezza si è mostrato in molti casi l'unica alternativa possibile per ampliare le superfici aziendali. Il suo volume e i suoi canoni si sono mantenuti ai livelli degli ultimi anni. Il rinnovo dei contratti è stato generalmente preferito alle nuove stipule e quasi sempre senza modificarne l'importo, per via della proroga concessa ai Programmi di sviluppo rurale (Psr). Nella dinamica tra domanda e offerta ad avere un ruolo da protagoniste sono state le richieste di terreni da destinare a colture di pregio, domande molto attive nel Nord e indirizzate prevalentemente al settore dei vigneti a denominazione. Nelle zone più marginali e a minor vocazione agricola l'offerta, per converso, ha superato spesso la domanda. Gli attori più attivi nella richiesta di affitti sono risultati da una parte i giovani agricoltori, dall'altra i grandi investitori. Questi ultimi, spesso attivi in altri ambiti, hanno indirizzato il loro interesse verso seminativi da destinare a colture agroenergetiche.

Considerato il carico di difficoltà generato dall'emergenza sanitaria, il quadro risulta nel suo complesso meno drammatico del previsto e non si esclude, da parte degli operatori del settore, che il Piano nazionale di rilancio e resilienza (Pnrr) possa ripercuotere i suoi benefici effetti su tutto il comparto, nonostante gli interrogativi e i dubbi legati alle disposizioni della nuova Politica agricola comune (Pac) sul tema dei pagamenti diretti.