Agli agricoltori non mancano certo le soluzioni digitali per ottimizzare il proprio lavoro. Ci sono una miriade di piattaforme, app, sensori, Sistemi di supporto alle decisioni e tanto altro ancora che promettono di migliorare la sostenibilità economica e ambientale delle produzioni. Ma a fronte di una promessa di progresso le aziende agricole nostrane scontano i limiti del digital divide.

Basta spostarsi dai centri abitati per perdere il segnale del cellulare e avere internet veloce a casa è un miraggio per la maggior parte degli agricoltori. Il doppino telefonico in rame è per molti l'unico strumento di connessione con il mondo digitale. Il problema è però che in questo modo si perde in competitività e qualità della vita. Senza internet veloce non c'è agricoltura 4.0, ma neppure e-commerce o l'ormai nota Dad (Didattica a distanza).

Dalle cifre relative alla banda larga (almeno 30 Mbits/secondo) risulta che l'Italia è al diciottesimo posto in Europa, con l'84% delle famiglie (rispetto alla media europea dell'89%) connesse. Se si guarda poi alla banda ultralarga (100 Mbits/secondo) scendiamo addirittura al 25esimo posto, seguiti solo da Croazia, Cipro e Grecia. Che fare allora?


L'esperienza di Microsoft negli Stati Uniti

Negli Usa, dove la tecnologia è sempre un passo avanti, la situazione non sembra essere molto diversa. Ci sono 19 milioni di farmer che semplicemente non hanno accesso ad internet poiché risiedono in aree 'a fallimento di mercato', dove cioè alle compagnie non conviene portare il cavo in fibra ottica.

Il Governo federale ha stanziato negli anni ingenti risorse, ma questo non è bastato a 'connettere' tutti gli agricoltori. E se il problema fosse proprio il cavo? Come si vede nel grafico qui sotto la penetrazione dei servizi via cavo negli Usa subisce immancabilmente un arresto quando arriva al 70% della popolazione. Rimane fuori cioè quel 30% che vive nelle aree bianche (a fallimento di mercato). Se invece si guardano i servizi via etere, come la tv o la telefonia, i tassi di penetrazione sono molto più rapidi.
 
Grafico: penetrazione dei servizi via cavo negli Usa

Sono partiti da questo presupposto quelli di Microsoft per lanciare Airband, un sistema di connettività wireless che impiega alcune delle frequenze lasciate libere dalla televisione per fornire connettività wireless agli agricoltori. Il gigante di Seattle ha già siglato un accordo con 16 Stati e ha in programma di raggiungere un milione di farmer nei prossimi mesi.

Ma Microsoft non agisce da sola. Ha infatti stretto un accordo su questo fronte con Land O'Lakes, una mega cooperativa lattiero casearia con 300mila soci e una superficie coltivata di oltre 60 milioni di ettari. Un gigante che ha come obiettivo quello di fornire strumenti digitali ai propri soci. In passato la cooperativa ha già sviluppato dei software in house, ma adesso ha deciso di allearsi con Microsoft che può mettere sul piatto il suo know-how e una serie di servizi già disponibili sotto il cappello Azure Farmbeats.
 


La situazione in Italia

E in Italia? La situazione non è affatto rosea. Gli agricoltori ripongono le loro speranze in Open fiber, una società partecipata al 50% da Enel e Cassa depositi e prestiti (che gestisce il risparmio postale degli italiani, garantito dallo Stato) e che ha vinto i bandi pubblicati da Infratel (società pubblica) per la realizzazione delle reti in fibra ottica nelle famigerate aree bianche o a fallimento di mercato.

L'obiettivo iniziale sarebbe stato quello di concludere la maggior parte dei lavori nel 2020 (leggi questo articolo per saperne di più), ma come riportato da Il Fatto Quotidiano in un articolo del 27 novembre 2020 Open fiber sarebbe ben lontana dal raggiungere l'obiettivo. Anzi, Infratel avrebbe scritto una lettera all'ad chiedendo delucidazioni sull'avanzamento lavori e minacciando azioni legali. Su 7mila comuni da cablare ad oggi ne sono stati raggiunti solo un migliaio, per gli altri si dovrà aspettare il 2023, o forse anche di più. Tutto normale invece per Open fiber, che fa sapere di confermare gli obiettivi.

Bisogna precisare che il business di Open fiber non è in concorrenza con quello di Vodafone, Tiscali, Fastweb, etc. Open fiber infatti dovrebbe cablare il paese portando la fibra nelle strade e poi saranno gli operatori a vendere gli abbonamenti agli utenti finali, occupandosi di portare la fibra dentro le case.

Insomma, se negli Usa si punta sul wireless in Italia ci giochiamo la carta del cavo. E mentre gli agricoltori aspettano speranzosi l'arrivo della fibra ottica, molte aziende private offrono connettività attraverso altri strumenti, come il satellite o le bande radio.
 


Il ruolo delle associazioni di categoria

E similmente a quanto accaduto negli Usa anche le associazioni di categoria si stanno attivando per fornire servizi e connettività ai propri iscritti. Confagricoltura ha stretto un accordo direttamente con Open fiber, ma anche con Tim (che è in lizza per acquisire Open fiber) e ha lanciato l'Agritech innovation hub.
 
Si tratta di un "accordo che prevede l'avvio di una stretta collaborazione con Tim che porterà alla costituzione di una fondazione", per lo sviluppo di tecnologie innovative, la quale potrà essere affiancata da un "Advisory hub, costituito da una società di consulenza del settore, e da un Industrial hub, costituito da realtà industriali, con il compito di realizzare e proporre offerte e prodotti innovativi, scalabili ed economicamente accessibili per l'intero network di imprenditori agricoli".

Ma anche la Coldiretti si è mossa in questa direzione, stringendo a sua volta un accordo con Tim e con Ibf servizi, la società di Bonifiche Ferraresi che si occupa di sviluppare soluzioni di agricoltura 4.0 e di affiancare gli agricoltori. La Coldiretti da questo punto di vista ha già intrapreso uno sforzo per digitalizzare i servizi offerti ai soci e ad inizio anno ha presentato Demetra, la sua piattaforma per l'agricoltura digitale.

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